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L'incoscienza dell'intelligenza artificiale

  • Immagine del redattore: Valentino Pavan
    Valentino Pavan
  • 15 lug 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Intelligenza artificiale, uomo, coscienza, incoscienza
L'uomo, la coscienza e l'intelligenza artificiale

In una conferenza alla quale ho avuto la fortuna di partecipare nel 2019, Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore (suoi sono i primi processori Intel e l’invenzione del touchpad e del touch screen…un vero genio!) e Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, si confrontavano sul tema “L'uomo, la coscienza e l'intelligenza artificiale”.


Nel 2019 questo raffronto (uomo – intelligenza artificiale) sembrava ancora lontano dall’essere parte della vita quotidiana, ma, come spesso succede, la scienza e la tecnologia hanno corso più in fretta della nostra immaginazione ed eccola qua: l’intelligenzaartificiale, pronta all’uso anche per i non addetti ai lavori e per i soliti “comuni mortali”.


Ma sarà possibile che i computer diventino migliori di noi nel prendere le “decisioni della nostra vita” e ci sorpassino?


L’intelligenza artificiale è un sistema non umano che ha la percezione dell'ambiente in cui sitrova, ha un obiettivo ed è in grado di raggiungerlo in maniera più o meno ottimale attraverso anche l’autoapprendimento, che si basa sulle reti neurali artificiali (che sono una copia delle reti neurali biologiche del nostro cervello, ma sono molto più semplici e veloci.)


Inoltre, il computer ha a disposizione una quantità di dati immensa che può sfruttare avelocità elevatissime e questo è un altro vantaggio rispetto alle capacità dell’uomo, che inquesto ambito è molto più limitato.


Quindi, semplificandola al massimo, l’intelligenza artificiale ha dalla sua parte tantissimeinformazioni che può gestire a velocità elevatissime e può imparare a gestirle in modoautonomo in funzione degli obiettivi che un programmatore gli ha assegnato.


Di contro però, l’uomo ha qualcosa in più rispetto al computer e questa si chiama“Coscienza”.


La coscienza dà all’uomo la facoltà di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell'esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino; permette la consapevolezza del valore morale del proprio operato; è sentimento del bene e del male che si fa e quindi dà la capacità di comprende e riconoscere eventuali colpe (rif. Treccani).


La coscienza deriva anche (ma non ne dominiamo completamente l’origine) dall’esperienza, dai sentimenti, dalle sensazioni fisiche, dalle emozioni, dai pensieri e anche dalla spiritualità di ogni individuo. È di fatto un’unione, una fusione, di tutte queste particolarità umane, unite alla creatività, al pensiero e al libero arbitrio.


La coscienza, quindi, è una caratteristica che nessun computer avrà mai, perché la macchina, fra le altre cose, non conosce il dubbio, non prova dolore e quindi non ha la capacità piena di crearsi una coscienza.


Un computer però può avere una “consapevolezza”, ma è una consapevolezza auto-costruita che definirei “meccanica”, perché può arricchire solo degli aspetti meramente meccanici del cervello e per questo, grazie alla sua capacità di calcolo, alla disponibilità di dati e allo sviluppo di algoritmi specifici, può riuscire


a sostituirsi all’uomo nel valutare e decidere, capacità che fino a questo momento gli era riservata. Ma sicuramente lo può fare solo in maniera meccanica, senza coscienza, perché il computer non ha né cuore né pancia, è solo esteriorità, non c’è un “dentro” (Cit. Federico Faggin) e questo è il vero problema.


Vi fidereste mai di una persona che deve decidere per voi, anche in caso di vita o di morte, solo sulla base della sua consapevolezza generata da informazioni analitiche e gestite in base al risultato delle analisi logiche di un algoritmo specifico, senza che nella valutazione ci metta la coscienza, i sentimenti, le emozioni e la capacità di discernimento? Io credo di no!


Questa è l’epoca in cui ai legislatori di tutto il mondo spetta il delicato compito didisciplinare l’impiego dell’intelligenza artificiale, in modo che le decisioni che gli saràconsentito prendere, siano a vantaggio dell’uomo e non gli si ritorcano contro.


È vero comunque che, in uno scenario attuale già caratterizzato dall’abbondanza di dati disponibili e dalla potenza di calcolo dei sistemi computerizzati, non è più possibile pensare ad un futuro contraddistinto esclusivamente da decisioni umane e non va criticata o osteggiata a priori questa nuova realtà.



A rassicurarci su questo aspetto, va sottolineato che oggi esiste una scienza della causalità, che si fonda in modo molto rigoroso sui risultati della teoria della probabilità e chesi occupa della misurazione del grado di equità degli algoritmi di “machine learning” secondo criteri oggettivi ed è un’area di ricerca molto fertile.


Questi concetti stanno addirittura entrando nei documenti di policy dell’Unione Europea e presto li troveremo nella giurisprudenza nazionale a tutela dei cittadini, ma servirà uno sforzo eccezionale per gestire le logiche e gli interessi di questa nuova rivoluzione tecnologica e rendere l’intelligenza artificiale veramente intelligente, ma soprattutto quanto di più vicino alla coscienza umana.



Parere congiunto 5/2021 dell’EDPB e dell’EDPS

sulla proposta di regolamento europeo sull’intelligenza artificiale:




Garantire la trasparenza nei sistemi di IA è un obiettivo molto difficile da conseguire. L’approccio interamente quantitativo di molti sistemi di IA al processo decisionale, che è intrinsecamente diverso dall’approccio umano fondato principalmente sul ragionamento teorico e per nessi causali, può confliggere con la necessità di ottenere una previa spiegazione comprensibile dei risultati prodotti dalla macchina”.

 
 
 

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